Marzo 2017
Tempo di addii nella casa di Nazareth
Il mondo è scosso da eventi continui e imponderabili.
Come il mondo, anche la congregazione delle Oblate di Nazareth. Sparse, come alacri formiche internazionali della Divina Provvidenza, queste serve del Signore seguono la chiamata di Cristo con tenacia, fino al giorno in cui si arrestano sulla soglia della dimora eterna per il tempo che serve a divenire angeli alati e a volare in paradiso.
Accade così che anche loro debbano sottostare alla legge delle partenze della vita e dalla vita.
Madre Filomena Gallo, “la” madre generale delle Oblate di Nazareth, la storica suora pioniera di questa congregazione speciale, ha oltrepassato la soglia della dimora eterna e si è involata con gli Angeli e tra gli Angeli. Le sue spoglie terrene hanno ricevuto, oltre alle preghiere, l’onore meritato del cerimoniale solenne. Come colombe giunte da ogni dove e convenute in Puglia, le Oblate l’hanno scortata nel suo ultimo viaggio terreno.
La schiera di suore indiane, sudamericane, africane e italiane sembrava uno stuolo smarrito per il crollo della quercia grande, antica e forte (caduta, infine, sotto l’ascia inclemente della morte). La matriarca vetusta, la guida sicura e ferma dalla voce unica e familiare non era più tra loro, non calpestava la terra e non pregava con loro. Erano tristi, le Oblate, ma sentivano che madre Filomena le affiancava con la sua anima invisibile e lucente, senza peso e senza limiti, permeata già della vicinanza al padre Celeste.
Timorosa di affrontare il grande viaggio da sola, Sr Angelica si è accodata al viaggio di madre Filomena e, perciò, le bare erano due.
Camminando nello schieramento delle Oblate, Sr Semira diceva addio alle due consorelle, ripensava alle prime Oblate di Nazareth e al ruolo sine qua non di madre Filomena nei piani di Dio sulla nascita e la vita della congregazione.
Dolce Sr Semira, grande nell’umiltà e nell’obbedienza, ha piegato ancora una volta la giovinezza perenne del suo cuore innamorato di Gesù e proteso verso le sue consorelle e verso tutti e i suoi ottantatre anni agli eventi, per farsi vento leggero, giungere dalla lontana Nigeria, compiere il suo dovere in obbedienza e umiltà e tornare alla sua Africa amata, alla sua vigna di lavoro, ovvero alla vigna che ha coltivato per Dio.
L’addio di madre Semira
Sì, Sr Semira, madre Semira, è tornata alla sua Africa a fine Febbraio, ma… soltanto per dirle addio a fine Marzo. Addio dice all’Africa, all’opera che lì ha creato con la sua immensa fede nella Divina Provvidenza, con sacrifici senza sosta e senza limiti e con la luce immancabile dello Spirito Santo.
La stagione degli addii piomba nella vita come l’inverno tra le piante impreparate al gelo. Solo le anime elette sanno trasformare tale stagione in finestra di luce e in sorgente di fede e di amore.
Madre Semira scioglierà la neve in sole e, con la sua obbedienza e il suo abbandono al volere di Dio, avrà vigne da dissodare e cuori da guidare, ovunque e per lungo tempo, perché Gesù ha ancora bisogno della sua mente illuminata e acuta, della sua intelligenza intuitiva e carismatica, della sua capacità di entrare nel cuore degli adulti e dei bambini e della sua duttilità straordinaria, creativa, risolutiva e poliedrica.
Non so se esista qualcuno che possa, in qualche modo, provare, quando lei sarà andata via, un senso di aria più abbondante, nell’opera creata da madre Semira nei decenni. So, però, che chiunque si aggirerà tra le mura delle opere nate dal lavoro instancabile di madre Semira e delle Oblate da lei guidate, saprà, senza ombra di dubbio e senza possibilità di mistificazione di sorta, che ogni angolo bello, ogni altare, ogni affresco, ogni scultura, ogni muro portante o infisso o angolo di giardino, come ogni pianta e tutta l’organizzazione funzionante del convento, delle “case” delle suore e delle ottime scuole sono state immaginate, pensate, progettate, coltivate, volute e rese possibili dalla grande fede, dalla tenacia, dalla serenità, dalla fiducia incrollabile e dalle capacità con cui madre Semira ha fatto da cuore pulsante al centro del “corpo” unico delle Oblate. La magnifica opera che madre Semira lascia alla Nigeria è un capitale umano e sociale incalcolabile e una ricchezza enorme di bellezza e di arte.
Coloro che guideranno da oggi in avanti le Oblate, in Nigeria, al suo posto, sapranno quanto amore ha profuso su ogni persona, ogni stanza, ogni suppellettile, ogni mobile, ogni statua, ogni oggetto piccolo o grande e ogni sasso, questa piccola grande donna del Signore? Conosceranno il lascito immenso di relazioni umane e di guida spirituale seminata nella vicinanza fedele fatta di comprensione anche silenziosa e di illimitata presenza disponibile come l’aria che i polmoni usano senza ringraziare, perché dovuta e scontata?
Mi auguro che la risposta sia sì, perché i ruoli come quello di madre Semira richiamano paragoni arditi. Nessuno ringrazia il sole perché sorge al mattino, ma, se il sole non sorgesse, tutto perirebbe. E il sole sorge e illumina le cose grandi e piccole e scalda le creature del mondo animale, vegetale e minerale. Tutto splende e cresce sotto il sole e coloro che prenderanno il posto di madre Semira in futuro al sole dovranno assomigliare. Tutto dovranno notare e custodire, tutto dovranno mantenere in bellezza e nulla dovranno far deperire.
Tutto ha sempre dato, madre Semira. Ha sempre risolto e affrontato problemi. Ha sostenuto il peso di responsabilità senza fine e ricevuto delusioni… ma non ha permesso che oscurassero la luce del suo cuore riflesso negli occhi sempre pieni di sorriso, nelle labbra sempre pronte alla parola buona, nelle orecchie sempre pronte all’ascolto, nei piedi sempre pronti ad accorrere e nelle mani sempre pronte ad aiutare.
Dare senza chiedere vuol dire ricevere più di quanto il cuore umano possa contenere, perché non ci può essere ricchezza più grande che ispirare la vita ai valori evangelici e seguire i passi di Gesù e l’esempio di Maria. Questo vale per tutti, in qualunque sentiero della vita sia religiosa che temporale. Dare vuol dire amare e amare vuol dire dimenticare se stessi per concentrarsi sui fratelli in cui servire Dio. La gioia della pienezza completa della vita è tutta qui.
Questo è l’esempio che madre Semira ha inciso sul suolo d’Africa e sul pavimento delle opere che lascia alla Nigeria.
Le sue suore non lo dimentichino. Si sentano fortunate del lascito che ereditano e vivano il giorno dopo giorno del lavoro nelle messi del Signore, nel convento, nelle scuole, nella parrocchia e nella comunità in generale, facendosi casa di pensieri pacifici e buoni e distributrici di provviste di sorrisi.
L’Africa non dimenticherà madre Semira. La terra africana piangerà di nostalgia, quando i suoi passi non accarezzeranno più la sua polvere. Il vento la cercherà ovunque e sussurrerà il suo nome stormendo tra le piante sconsolate del suo giardino. Le chiese attenderanno il mormorio delle sue preghiere e il cielo domanderà il perché della sua assenza, con lo scroscio tuonante dei temporali.
L’italia, pur dispiacendosi per l’Africa, accoglierà madre Semira con grande giubilo, perché questa sua figlia, che ha seguito lo sposo divino con umiltà, obbedienza, laboriosità e sacrificio amorevole ininterrotto, nell’oblazione totale e incondizionata della sua vita, ha reso la sua nazione orgogliosa ed è diventata lei stessa un valore degno di assurgere a simbolo della bandiera italiana.
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FAREWELL TIME IN NAZARETH HOME
The world is shaken by continuous imponderable events.
Like the world, the congregation of the Oblates of Nazareth. Scattered, like hard working International ants of Divine Providence, these servants of the Lord follow Christ's call with perseverance, until when they stop on the threshold of the eternal abode for the lapse needed to become winged angels and fly to heaven.
It so happens that they undergo, like everyone else, the law of the departures of life and from life.
Mother Filomena Gallo, "the" Mother General of the Oblates of Nazareth, the historical pioneer nun of this special congregation, has crossed the threshold of the eternal abode and has fled with the Angels and among the Angels. Her mortal remains have received, in addition to the prayers, the honor of the deserved solemn ceremony. As doves arrived from everywhere and flocked in Puglia, the Oblates have escorted her during her last earthly journey.
The ranks of Indian, South American, African and Italian nuns seemed like a winged flock of birds disoriented by the disappearance of the great, ancient and strong oak, fallen, finally, under the inclement ax of death. The venerable matriarch, the safe mentor, with a unique and familiar voice, was no longer among them, trod the earth no more with them, prayed no more with them. They were sad, the Oblates, but felt that mother Filomena flanked them with her invisible and shining soul, weightless and limitless, at last, and already permeated with the never ending joy of her proximity to the Heavenly Father.
There has been another departure from life, in the Olates’ home, as, may be afraid to face the great journey of no return alone, Sr Angelica has chosen to tag her own departure to mother Filomena’s one, so the coffins were two.
Walking in the Oblates formation, Sr. Semira said her own secret goodbye to her two dead sisters. She thought back to the first Oblates of Nazareth and recalled mother Filomena’s sine qua non role in the plans the Lord had in mind for that congregation’s birth and life.
Sweet Sr. Semira, great in humbleness and obedience, has bowed once again the perennial youth of her heart in love with Jesus and hold out to her sisters and to everyone and has bent her eighty-three years to the events, in order to make herself into light wind, reach all the way from Nigeria, perform her duty and return to her beloved Africa, to her work place, to her vineyard, or, better said, to the vineyard she’s been tilling on behalf of the Lord.
MOTHER SEMIRA’S FAREWELL to Africa
Yes, Sr. Semira, mother Semira, has returned to her Africa, but ... just to say goodbye.
She says goodbye to Africa, to all the work she’s achieved there through her immense faith in Divine Providence, through ceaseless and limitless sacrifices and through the unfailing light of the Holy Spirit.
Farewells’ season always and everywhere plunges into human life like winter among the plants unprepared for the biting frost. Only elect souls know how to turn that season into a window of light and into a source of faith and love.
Mother Semira shall make the snow into sun and, by her obedience and her abandonment to God's will, she’ll ever have, no matter where, vineyards to till and hearts to shepherd, for a long time, because Jesus still needs her enlightened and acute mind, her intuitive and charismatic intelligence, her ability to enter adults and children’s hearts and her extraordinary, creative, decisive, flexible and versatile resiliency.
I do not know if there is anyone who may, somehow, when she’ll be gone, feel, a sense of greater spaciousness in the work created by mother Semira in many decades. Something I do surely know. Whoever shall wander, within the walls of what mother Semira and the Oblates guided by her have achieved, will know, with no doubt and with no possibility of mystification, that every beautiful corner, every altar, every fresco, each sculpture, each bearing wall or window frame or garden flowerbed as each plant and the whole running organization of the convent, of the sisters’ "houses" and of the good schools have been imagined, designed, planned, cultivated, strongly wanted and made possible by the great faith, tenacity, serenity, unshakable confidence and ability with which mother Semira has acted as the beating heart at the center of the Nigerian Oblates congregation’s "body". The magnificent work mother Semira leaves in Nigeria is a legacy of incalculable social and human capital, and a huge wealth of beauty and art.
Shall those who will guide, from this day forward, the Oblates in her stead, know how much love has been lavished on every person, every room, every piece of furniture, every statue, every small or big object and every stone, by this small great woman of God? Shall they understand and recognize the immense legacy of human relations and spiritual guidance sown in true closeness made of understanding often silent and of unlimited presence ever available like the air the lungs breath without thanking, as something due and thus taken for granted?
I hope the answer is yes, because the roles such as mother Semira’s recall daring comparisons. No one thanks the sun because of its sunrises, but if the sun does not arise, all perish. And the sun rises and illuminates the big as the small things and warms the animal, vegetal and mineral kingdoms. Everything shines and grows in the sun and those who will take mother Semira’s place, in the future, must be acting like the sun. Everything shall they have to notice and cherish; everything shall they have to keep beautiful and nothing they shall have to let wither.
She has always given everything she could and keeps giving. Mother Semira has always resolved problems or dealt with them. She’s borne the brunt of responsibility and received endless disappointments... but she never allowed them to eclipse her heart’s light reflected in her always full of smiles eyes, her always ready for good words lips, her always ready to listen ears, her always ready to rush to help feet, her always ready to hug arms.
To give without asking anything back means to receive more than the human heart can hold, because there can be no greater wealth than inspire life to Gospel values and follow the steps of Jesus and the example of Mary. This applies to all human beings, both in religious and temporal life. To Give means to love, and to love means to forget themselves and to focus on the brothers in which to serve God. The joy of complete fullness of life is all here.
This is the example mother Semira has engraved on the soil of Africa and on the works she leaves to Nigeria.
May her sisters never forget it. May they feel lucky for the legacy they inherit and may they live the day by day labor in the crops of the Lord, in the convent, in schools, in the parish and in the community in general, becoming home to peaceful and good thoughts and stores to loads of smiles.
Africa shall not forget mother Semira. The African land shall cry out of sorrow, when her steps shall no more caress its dust, for she’s become part of it by sharing this country’s everyday /every year/ every minute breath of joy and of grief, every smile and every tear for many a decade. The wind shall look for her everywhere and shall whisper her name through the plants’ murmuring foliages. The churches will await her prayers and the sky will ask “the why” of her absence with the unstoppable voice of thunderstorms.
Italy, on the contrary, shall be happy for mother Semira’s homecoming, shall laugh and feast like a proud mother, though feeling sad for Africa. And it could not be otherwise, as Italy welcomes this daughter of hers back home after a lifetime lapse. Great will be the joy, because this daughter, who followed the divine groom humbly, obediently, diligently, in total and unconditional oblation of her whole life, has made her country proud of her and has been raised to one of the Italian flag’s symbols. |