CHI è L'OBLATA DI NAZARETH1
L'Oblata è colei che riceve e riconosce la chiamata alla vita religiosa e che ad essa risponde, liberamente e serenamente; è colei che, consapevole della vocazione autentica, decide di vivere tutta la sua vita alla luce dell'esempio della sacra famiglia; è colei che è pronta a spogliare la mente e il cuore dei falsi idoli del mondo e a seguire i passi di Gesù, Maria e Giuseppe; è colei che, facendo ciò, scoprirà di poter vivere profondamente, lietamente e caritatevolmente la consacrazione della sua vita al servizio del prossimo.
L'Oblata è colei che, divenendo sposa di Cristo, vive i suoi giorni sentendosi serva di Dio e che, con la sua umiltà, partecipa al progetto divino della salvezza del mondo.
Qualsiasi fanciulla del mondo che sia convinta di aver ricevuto la chiamata di Dio e di avere la vocazione può bussare alla casa di Nazareth delle Oblate e chiedere di essere accolta nella grande famiglia delle Oblate di Nazareth. L'accoglienza affettuosa e calorosa è garantita..., ma è garantito anche il rispetto della sensibilità e della personalità di ogni nuova arrivata.
La fanciulla che creda di avere la 'vocazione' viene accolta come postulante e vive il suo primo periodo con le Oblate pregando, studiando e incamminandosi verso una maturità maggiore, aiutata dall'atmosfera serena e piena di pace della nuova 'famiglia' e della nuova 'casa'. Quello è il tempo, per lei, di riflettere sul significato della vita religiosa, di venire a contatto con la vita pratica, reale (e faticosa) di questa singolare congregazione laboriosa e di scoprirne il carisma e l'impegno quotidiano.
La postulante non si sente mai sola, perché ha sempre una suora di riferimento su cui contare ed è circondata dalle altre postulanti e da tutte le Oblate, mentre lotta con le sue emozioni e con i vari tentativi di seguire le orme di Cristo. La preghiera alla Vergine Maria è conditio sine qua non perché la postulante raggiunga apertura di cuore, disponibilità di spirito e maturità sufficienti alla completa oblazione di sé e alla condivisione fraterna di aiuto, difficoltà (e sacrifici). Non trascura mai neppure di pregare per i familiari, per tutti coloro che l'hanno aiutata a rispondere alla 'chiamata' divina e per coloro che, insieme a lei, rinnovano ogni giorno l'oblazione della loro vita (mettendola al servizio di Dio nella congregazione delle Oblate di Nazareth).
La Postulante che senza ombra di dubbio vuol proseguire verso la vita consacrata a Dio, alla fine di quel periodo iniziale, diviene Novizia. Il noviziato,che rappresenta l'ingresso vero e proprio dell'aspirante suora nella congregazione, è un periodo di preghiera e riflessione, durante il quale la novizia, sotto la guida di una maestra suora, procede nell'approfondimento del reale significato della vita consacrata delle Obalte di Nazareth e apre il suo cuore alla voce dello Spirito Santo. La novizia si addentra più responsabilmente nel lavoro e nella vita della sua nuova famiglia spirituale e acquisisce una conoscenza pratica del carisma della congregazione e delle sue attività di catechesi, assemblee, studio, pedagogia infantile e geratrica (alle quali l'Oblata si lega per tutta la vita prendendo i voti).
La fine del noviziato, per le novizie che abbiano superato "l'esame" (della propria coscienza, innanzitutto, e della gerarchia preposta a tale compito), porta alla temporary profession, cioè ai voti temporanei (di castità, povertà, obbedienza e di rispetto dello statuto della congregazione). Quell'impegno (preso nei confronti della Chiesa) ha la durata di un anno per volta e può essere rinnovato per un massimo di sei anni (per dare alle anime incerte tutto il tempo e tutta la formazione profonda che possano eventualmente desiderare, prima di procedere con passi sicuri sulla via della consacrazione o nella direzione opposta). Pronunciando i voti, la novizia diviene suora; imita più da vicino la benedetta Vergine Maria e, con l'intercessione di San Giuseppe, si fa testimone (per le sue consorelle e per il resto del mondo) di una semina di gioia, pace e giustizia.
Coloro che non hanno bisogno più bisogno di rinnovare i voti temporanei e che sanno (con la certezza che viene loro da un matrimonio fatto di fede-preghiera-carità e duro lavoro) di non poter essere altro che spose di Cristo e Oblate di Nazareth su questa terra, pronunciano i voti perpetui e mettono la loro vita nelle mani della congregazione e di Dio. Le Oblate, quel giorno, accettano i grandi festeggiamenti della comunità tutta, mentre adombrano con le ciglia il loro 'fiat' silenzioso, umile, generoso e sicuro.
Simili a rondini pronte al volo, si mettono a disposizione delle Divina Provvidenza (per le varie destinazioni della carità e dell'amore).
Gl'istituti religiosi, in genere, sono caratterizzati da attività particolari assegnate loro dai fondatori. Le Oblate di Nazareth si distinguono, perché servono Cristo in ogni e in qualsiasi attività portata avanti in suo nome (come Maria in casa sua e di Elisabetta/ come Maria e Giuseppe a Betlemme, in fuga verso l'Egitto, a Nazareth, nella falegnameria, nei pellegrinaggi...).
SETTEMBRE 2009: GRANDE EVENTO
NEL CUORE DELL’AFRICA!!!!!!!!!!!!!!!
Buona parte del mondo non lo sa, ma c’è un luogo (in Africa, in Nigeria, nel Kaduna State, nella città di Kaduna, nella parte Sud chiamata Barnawa), dove la comunità delle Oblate di Nazareth ha una casa, e lì, il 18 Settembre, nella Annunciation chapel del Nazareth Convent, alle ore 9.00, sei novizie hanno preso i voti temporanei. Sei fanciulle hanno preso la loro vita (con tutta la conoscenza dell’Africa, dei villaggi, delle etnie e delle culture locali, con tutto l’amore per quella grande terra e le sue genti) e ne hanno fatto dono a Dio, unendosi allo sciame laborioso con cui le Oblate si fanno operaie delle messi e delle vigne di Dio. Ci sono, dunque sei cuori in più ad affiancare le oblate nel lavoro di upbringing dei bambini (più di ottocento, in Kaduna)/ di assistenza agli anziani e di mille altre funzioni sociali benedette. Ci sono dodici paia di mani in più, per aiutare il prossimo, dodici paia di piedi in più, per raggiungere i luoghi in cui Cristo chiamerà con la voce dei bisognosi.
EVENTO ANCORA PIU, GRANDE: Il 19 Settembre tre suore hanno preso i voti perpetui! Evento più grande, ho scritto, e spiego perché.
-Le postulanti che giungono alla porta della Congregazione sono una benedizione di Dio.
- Le novizie sono la ricchezza con cui la Divina Provvidenza inonda la casa delle umili spose del Signore;
-quelle di loro che diventano suore, prendendo i voti temporanei, sono la promessa di continuità di cui le porte del bene sulla terra hanno bisogno.
-Le suore che prendono i voti perpetui sono la moltiplicazione dei pani e dei pesci perpetuata dall’avvicendarsi delle mani vecchie e nuove e dei passi sempre in cammino (con fedele tenacia priva di tentennamenti e con un amore irrinunciabile verso Dio e verso tutte le sue creature).
La celebrazione di eventi come quello qui annunciato non è qualcosa di scontato: è un miracolo foriero di stupore magnifico e gioioso (in un secolo in cui Dio è straniero tra gli uomini distratti da fatue mete e da orrori incombenti e world wide).
Dio sia lodato, in cielo e in terra, per ogni piccola suora in cammino nel mondo (e per ogni anima che trova la via della vocazione e, in particolare, la porta delle Oblate di Nazareth)!
È meraviglioso sapere che, in un mondo impeganto in diatribe politiche internazionali e, peggio, in guerre fratricide e in veri e propri genocidi, ci siano ancelle del Signore impegnate a tessere le vie della luce, della speranza, della fratellanza e dell’amore.
Si moltiplichino queste formichine magnifiche di Dio sulla terra e portino i passi di Cristo là dove servono (anche se e quando la loro eco non sia attesa né benvenuta). Il Signore Onnipotente le segua, le guidi, le illumini e si faccia vento di pace attorno a loro (e scudo misericordioso e protettore sempre e ovunque).
Il convento delle Oblate di Nazareth, in Kaduna (No.2- Egypt road- Barnawa- Kaduna- Nigeria) è il simbolo della famiglia di Nazareth (e dell’accoglienza piena di luce di Spirito Santo) ed è aperto al mondo (che è sempre presente nella preghiera costante e senza tregua delle Oblate di tutte le età).
Il mondo si congratuli con le Oblate Nigeriane (con madre Semira, la loro mamma spirituale, con i più di ottocento bambini che affollano ogni giorno la loro scuola e con tutta la rete complessa di componenti sociali che attorno a loro trovano pace e pane).
Ho sempre detto che le Oblate migrano come rondini lungo le coordinate delle rotte note soltanto alla Divina Provvidenza e, proprio come rondini umili e semplici, volano verso i summit cui le spingono i venti di Spirito Santo. Ed è così che tre dimensioni geografiche, tre latitudini, tre mondi sono convenuti in Kaduna, in occasione del suddetto grande evento: la madre generale, la reverenda madre Dolores De Padova, giunta dall’Italia e la sorella di madre Semira, Sr Teresa Carrozzo, giunta dal Brasile, si sono unite a madre Semira e a alle Oblate di Kaduna, in unico grande abbraccio africano-italiano-brasiliano.
E non è mancato neppure lo Stato Vaticano, poiché il Santo Padre ha mandato, da Roma, la sua benedizione. La festa ha incluso danze culturali e cerimonie di doni, parole augurali e gesti di condivisione. Tutto ciò è un’onda di vento buono che s’irradia su cieli vicini e lontani. Sia ringraziato Dio per questi festeggiamenti delle Oblate e per l’esistenza stessa delle Oblate di Nazareth! A loro (e al mondo intero) AUGURI!
ECCO ALCUNE IMMAGINI DA UN'ALTRA GRANDE FESTA DELLO SCORSO ANNO: la TEMPORARY PROFESSION con cui due novizie sono diventate spose di Cristo
Le due novizie-promesse spose velate si avviano verso l'altare, s'inginocchiano davanti al vescovo e fanno udire a tutta la comunità riunita il Sì sicuro, con cui accettano di seguire Cristo in obbedienza e castità, sotto la guida umana della chiesa e della loro mamma religiosa (madre Semira). Tornano al loro trono di spose indossando ancora il loro velo e, da lì, si recano a fare la loro promessa solenne e ufficiale; ne tornano commosse e in lacrime (consce di aver compiuto un passo importante nella loro vita)).
Si affidano poi, alle mani esperte di madre Semira e di suor Concepita, per la cerimonia della svestizione del velo da spose (e della loro vita precedente) e della vestizione del velo blu profilato di bianco della congregazione (nel cui abbraccio si accingono a volare verso i sentieri delle mappe del buon Dio). Gli amici delle Oblate, in divisa, si schierano come soldati, consapevoli della gravità e della bellezza di quell'ora solenne.
|
La comunità si stringe alle due nuove suore e alle Oblate in un abbraccio gioioso e grande come l'Africa (come si vede nel filmato).
La commozione è passata. Le spose di Gesù sono pronte a fare la comparsa in pubblico (sotto l'ala protettrice delle loro guide spirituali).
Gl'invitati si spargono per il giardino e vengono serviti dalle Oblate, che hanno preparato cibo in abbondanza per tutti (suor Concepita non ha dormito per varie notti e si è affaccendata attorno al gigantesco pentolone all'aperto, cucinando per i più di ottocento bambini di giorno e per questa festa grande e straordinaria di notte- facendo, come sempre, del suo cuore una nazione sovrana dei venti dello Spirito Santo- coadiuvata da tutte le anime belle che la circondano).
Anche la famiglia reale risponde all'invito di madre Semira e lei fa gli onori di casa come si conviene, trattando gli evangelici ultimi o primi con la stessa-solerte-allegra-ospitale accoglienza di mamma contenta (di vedersi attorno i figli innumerevoli convenuti dalle varie famiglie-dislocazioni nigeriane e non solo).
|
Mitica e instancabile, madre Semira (che ha passato la notte insonne, lavorando alla fontanella della Santa Vergine, nel cortile) ignora la 'voce' delle sue ginocchia e della sua schiena decalcificate che gridano per la mancanza di riposo e si fa casa della Divina Provvidenza, obbligando il suo corpo dolorante a indossare la letizia (che è il lievito di ogni seme del bene e di Dio nel mondo) e a non deludere le varie facce che le sue pecorelle si aspettano dalla sua ospitalità.
GRANDE EVENTO… IMPREVISTO, PRESSO LE OBLATE DI NAZARETH, IN AFRICA/ E… LA VITA HA SCONFITTO LA MORTE: SIANO RESE GRAZIE ALL’ONNIPOTENTE ORA E SEMPRE!
“Le vie del Signore sono infinite”: quante volte abbiamo sentito dire questa frase! Chi l’ha ‘coniata’ ha avuto un’intuizione giusta. È vero, le vie del Signore sono proprio infinite e, in queste vie, le Oblate di Nazareth sono comprese… Lodato sia il nome di Dio, in cielo e in terra, per questo! Lodato sia per ciò che è successo e che mi accingo, qui, ora, a raccontare.
È successa una cosa grande (grande agli occhi di Dio e grande agli occhi degli uomini giusti sulla terra/ grande agli occhi di adulti e piccini, di donne e bambini, di giovani e vecchi…). È accaduto un evento che, fnalmente, è andato per il verso giusto, ha aggiunto peso al piatto giusto della bilancia (del bene e del male); ha reso pesante il piatto del bene; ha dato gloria a Dio, ha fatto vincere la vita!
L’evento cui mi riferisco è accaduto, ancora una volta in Africa, ancora una volta nel Kaduna State, ancora una volta in Barnawa, ancora una volta nel Nazareth Convent delle Oblate di Nazareth!
Sia lodata la Divina Provvidenza, che ha scelto di servirsi di queste sue ancelle laboriose per dare scacco matto ai piani imprevedibili e feroci del male, per creare argini difensivi tra l’innocenza e i vili attentati sproporzionati che le si tramano alle spalle con spaventoso orrore, per salvare una vita e restituirla ai sentieri che il Creatore ha progettato per lei.
I bambini di madre Semira, in un giorno del mese di Settembre, all’uscita da scuola, si sono sparpagliati, come sempre, con il cicaleccio gioioso che li rende simili agli uccellini che ritornano al nido. Alcuni di loro hanno raggiunto Sr Linda correndo e gridando: “A baby is crying! A baby is crying! There’s a baby crying over there!” (Un bambino piange! Un bambino piange! C’è un bambino che piange laggiù!). Sr Linda è corsa insieme ai bambini, verso il pianto di un neonato, nel vero e proprio bush di un terreno incolto non lontano. Il pianto disperato soltanto ha guidato i passi di Sr Linda, perché nessun bambino era visibile da nessuna parte; quando lo ha trovato e lo ha scoperto, le si è agghiacciato il sangue: tra rovi, cspugli, erba, detriti vari, un neonato era stato sepolto nella terra. Aveva la testolina fuori dalla fossa, ma coperta d’erba e nascosta alla vista. La prontezza di Sr Linda è stata provvidenziale e la sua saggezza altrettanto. Ha scavato la creatura e l’ha tirata fuori dalla terra con delicatezza pari soltanto alla celerità: era una bambina e portava ancora i segni del parto recente. La giovane suora ha raggiunto quasi volando il Convento e poi la polizia e subito dopo l’ospedale. Le suore e madre Semira hanno assistito all’arrivo di quel dono inatteso del cielo e hanno provato sensazioni più facili da immaginare che da descrivere.
Madre Semira ha autorizzato Sr Linda a correre immediatamente in Ospedale, per il ricovero della bambina. Ha organizzato ogni cosa e si è fatta carico di medici e medicine e di ogni trattamento del caso (che in Nigeria non sono affatto scontati, né gratuiti, né statali, ma a pagamento e a pagamento soltanto e mai garantiti alla vita nessuno). Il responso dei medici è stato che, se avessero tardato qualche ora, la bambina sarebbe morta, ma il miracolo del ritrovamento è stato duplice, perché subito dopo che Sr Linda aveva prestato le sue braccia salvifiche alla Divina Provvidenza, uno di quei temporali simili alla fine del mondo ha scatenato la sua tipica furia africana sulla zona, prostrando la vegetazione con venti stile tifone e torrenti d’acqua violenti (che non avrebbero dato scampo alla vita indifesa di quell’innocente neonata). Posso dire ora che non solo le vie del Signore sono infinite, ma anche i miracoli della Divina Provvidenza… (e della sua lungimiranza meravigliosa/ munifica e misericordiosa) e che, quando essi non funzionano è perché noi umani siamo sordi al suo richiamo, al suo canto e… al suo pianto.
La piccolina era esausta e non aveva fiato né energie (e sicuramente neppure voglia di lottare e di vivere, dopo aver ricevuto una simile accoglienza nefasta subito dopo la fatica estenuante del travaglio). Le Oblate e una dottoressa le hanno dato l’attenzione e il barlume di calore necessari a farle scegliere la vita (perché i neonati rifiutati spesso si lasciano morire per inconscia disperazione). I medici l’hanno messa nell’incubatrice, le hanno praticato delle flebo, le hanno dato assistenza e cure e le hanno salvato la vita. Le Oblate hanno ricevuto dai medici un elenco di ciò che dovevano comprare e portare loro se volevano salvare la vita alla bambina ed esse, senza batter ciglio, hanno reperito il denaro necessario, sono andate in giro a procurarsi tutto l’occorrente per un mese e lo hanno consegnato ai medici.
La bambina ce l’ha fatta! Ha scelto di vivere, infine! Grande festa e grande gioia ha pervaso il Convento delle Oblate: hanno battezzato la bambina nella loro cappella (che ospita d’abitudine la Divina Provvidenza) e anche la dottoressa che l’ha curata ha presenziato alla cerimonia. È statauna ricorrenza toccante e indimenticabile. Si chiama Maria Francesca Shilla la piccola trovatella scampata alla morte (con questo nome è stata battezzata). Ora ha un suo posto nel mondo e una sua precisa identità da difendere.
Nulla e nessuno ha potuto evitare le procedure burocratiche, che prevedono l’inserimento di una trovatella nel brefotrofio statale, ma la Divina Provvidenza, instancabile, era già di nuovo al lavoro (invocata e guidata, forse, dalla solerzia e dalle preghiere delle Oblate): una mamma è giunta dall’America, per la piccola scampata a una morte orribile/ una mamma che ha perso suo figlio in un incidente e che ha un grande vuoto d’amore da colmare e un universo intero di attenzioni e di beni spirituali e materiali da dare alla figlia neonata che la Divina Provvidenza le ha ‘partorito’ con la collaborazione delle Oblate…
Chi fosse quella piccolina che era stata predestinata a una morte inaccettabile (o a qualche inspiegabile sacrificio tribale?)/ chi fosse la sua snaturata madre e perché volesse condannare una cretaura tenera e innocente (che aveva nutrito nel suo grembo) a morire sepolta nuda nella terra, magari divorata dalle formiche o da altri insetti, e sicuramente annegata nella bufera, non lo sapremo mai. Sappiamo, però chi è e chi era: è, ora, una vita salvata, una promessa futura per il mondo, una persona che potrà aderire al piano di salvezza che Dio Onnipotente ha su di lei e sul suo prossimo, una bambina che crescerà e parlerà e penserà e pregherà e potrà lodare Dio e dare il suo contributo al bene di cui la terra ha bisogno; era una vita che Dio aveva in mente dal tempo dei tempi, che amava e prediligeva e che non poteva permettere di vedere profanata. Era ed è, in sostanza, una figlia di Dio; una figlia che Dio amava, ama e amerà; una figlia per salvare la quale ha avuto bisogno dei piedi, delle mani, delle azioni, delle preghiere delle Oblate di Nazareth…
Sia resa gloria al Signore, per aver pensato alle Oblate, prima che esse nascessero, per aver permesso che la loro Congregazione vedesse la luce, per aver reso possibile che esse prendessero il volo verso altri lidi e approdassero in Nigeria, nel Kaduna State, in Kaduna e in Barnawa dove il delitto odioso di una creatura tenera- innocente-indifesa si sarebbe consumato (se loro non fossero state lì). Basta un simile evento a dare un senso alle cose, a volte, e questo è uno di quegli eventi (cui il Signore pensa da sempre e per sempre, nella sua dimensione senza tempo…).
Sia rigraziata e lodata la Divina Provvidenza (e siano ringraziate le Oblate che le hanno prestato il corpo sulla terra).
Ripeto, ancora e ancora, come ho già avuto modo di fare, in altri scritti, che le Oblate sono i piedi con cui Dio può raggiungere gl’innocenti e gl’indifesi in distress.
Grazie, Signore per le Oblate di Nazareth, per l’incolumità di quella piccola vita salvata, per la grandezza della vita e per la sconfitta delle trame del male in agguato. Grazie per la Divina Provvidenza e per i volti che le dai, di volta in volta. Grazie di essere nostro Padre e di non stancarti di volerci bene neppure quando non sappiamo riflettere la tua luce, ci facciamo opachi al tuo amore e diamo asilo all’ingratitudine anziché al sole dell’Amore. Grazie di tutto e di ogni cosa e del respiro di ogni creatura e fa che il nostro respiro ti sia canto e inno-preghiera... da mane a sera (nei tramonti come nelle aurore).
1- Le immagini contenute in questa pagina provengono tutte dalla "Nazareth School" di madre Semira -Kaduna State/ Nigeria.